Accudimento ad alto contatto: cos'è e perché è importante

In questo momento storico, nel quale una gran parte dei neo-genitori si muove in un ambito di consapevolezza e di ascolto del proprio bambino, pratiche come quella dell’ “accudimento ad alto contatto” si stanno diffondendo.
Abbiamo pensato di andare oltre le definizioni e farci aiutare da una esperta, Arianna Cosmelli, psicologa e psicoterapeuta, per raccontarvi in parole semplici e chiare in che cosa consista questa pratica e perché sia davvero così importante per mamma, papà e bambino.
Abbiamo chiesto ad Arianna prima di tutto: cosa si intende per accudimento?
“Per accudimento si intende l’insieme delle pratiche necessarie nel prendersi cura di un nuovo essere umano.
Quando il neonato arriva, porta con sé dei bisogni ai quali chi si prende cura di lui deve rispondere. Per accudimento possiamo intendere l’insieme di queste risposte fornite al neonato dall’adulto che se ne prende cura.
Si tratta di un concetto davvero molto importante, dal momento che una buona parte dello sviluppo psicofisico del neonato si gioca sull’adeguatezza di tali risposte.”
Cosa si intende per alto contatto e come si può attuare?
“Per alto contatto si intende una modalità di accudimento che predilige ciò che la natura ci ha insegnato per milioni di anni e che l’industrializzazione ha recentemente provato a sostituire con vari surrogati e con risultati allarmanti, quantomeno in termini psicologici. 
Per fare alcuni esempi, una nascita il più possibile secondo natura prevede un ambiente protetto e la possibilità di stare pelle a pelle con il neonato fin da subito. 
Le risposte di accudimento ad alto contatto si presume siano in tempi brevi e basate sul contatto fisico, così come basata sul contatto fisico è l’interazione nei primi mesi di vita. 
L’allattamento da prediligere è indubbiamente quello al seno, fatte salve le condizioni fisiche e psicologiche che lo consentano senza eccessivo stress. E in questo le madri vanno aiutate: hanno bisogno di grande sostegno, perché allattare è faticoso, e hanno bisogno di non essere giudicate, in caso decidano o debbano decidere di affidarsi al latte artificiale. In ciascuno dei due casi, partendo dal presupposto che è il neonato il soggetto maggiormente in contatto con quanto la natura ha tramandato fino a noi, con un accudimento ad alto contatto saremo noi ad adeguarci ai suoi orari, preferendo, ad esempio, l’allattamento a richiesta. 
Un accudimento ad alto contatto prevede poi la scelta di supporti per il trasporto del piccolo che lo mantengano il più possibile in contatto con il corpo della madre, suo ambiente di sviluppo per il primo anno di vita. Sto pensando alle fasce, utilizzabili fin dalla nascita, o agli altri supporti ergonomici, utilizzabili dopo qualche mese, ma comunque mai con il bimbo appeso fronte strada come fosse la polena di una nave (ciò, oltre ad una posizione scorretta a livello posturale, provoca una sovrastimolazione per il neonato, ma non voglio dilungarmi troppo su questo: sarebbe un interessane argomento per una prossima intervista!)
Altro punto riguarda il sonno. La natura non avrebbe mai previsto che un mammifero di 3 Kg, che non sa muoversi né difendersi in alcun modo, potesse dormirsene da solo chiuso in una stanza. Quindi il cervello dei nostri piccoli è programmato per sentirsi al sicuro a contatto con il corpo di chi se ne prende cura, di conseguenza è del tutto normale che il sonno (che è a cicli molto più rapidi, quindi subisce molti più risvegli di quanti ne subisca un adulto) debba essere confortato dalla presenza fisica di un genitore e quanto più saremo disponibili e tempestivi nel rispondere, tanto prima questo bisogno sarà appagato”.
Dunque Arianna, è possibile elencare i benefici distinti per mamma e bambino in un accudimento ad alto contatto?
Mi è difficile distinguere i benefici di mamma e bambino, perché sempre, ma soprattutto nella fase dell’esogestazione, ossia il periodo di 9-12 mesi dopo il parto, i benefici per l’uno spesso coincidono con i benefici per l’altra. 
I benefici nell’immediato riguardano prevalentemente la quantità e la qualità del sonno, meno pianti e la minore insorgenza di coliche: più il bambino sarà tranquillo e consolabile, più la mamma acquisterà fiducia in se stessa instaurando un circolo virtuoso fondamentale. 
Ma i benefici più importanti sono quelli a lungo termine, riscontrabili in età adulta, quali, ad esempio, la correlazione tra accudimento ad alto contatto e lo sviluppo di un migliore sistema immunitario. 
Dal punto di vista psicologico, inoltre, un accudimento ad alto contatto insegna al neonato che l’ambiente in cui lui sta crescendo è idoneo ai suoi bisogni, che lui li esprime in un modo adeguato per essere compreso e che la relazione con i suoi genitori è degna di fiducia.
Tutto ciò predispone all’equilibrio e alla capacità di instaurare relazioni sane in età adulta.”
Un’ultima domanda: ci parli anche dei papà e dell’accudimento ad alto contatto dal loro punto di vista?
“Ogni pratica di accudimento ad alto contatto elencata prima, fatta eccezione solo per l’allattamento al seno, ovviamente, possono essere messi in pratica sia dalla mamma che dal papà.
Spesso i padri hanno meno opportunità e meno tempo, ma sempre di più riescono a condividere momenti di “alto” contatto con i propri figli, donando loro, al loro rapporto e anche al rapporto con la mamma una dimensione di dolcezza che li accompagnerà sempre.”
Ringraziamo sentitamente Arianna Cosmelli per questa intervista.

La Redazione We Love Moms

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