Maternità e veglie notturne

Immagini e riflessioni sulle veglie notturne in maternità
Gioia, paura, fatica, senso di inadeguatezza, frustrazione, dubbi e tanta stanchezza.
Le notti di una neomamma ne sono spesso piene. In quei momenti capire cosa succede emotivamente e fisicamente è molto difficile poiché avviene tutto e tutto insieme! Capita addirittura di non sapere cosa potrebbe migliorare la situazione.
Tanti i consigli dispensati e tutti utilissimi ma poi qualcosa lascia appesantite e fa paura.
Dalle 18 in poi spesso cominciano infatti a sorgere impellenti domande: come andrà questa notte con il mio piccolo, sarà difficile come quella di ieri? Dormirà?Starà bene se chiudo gli occhi? Riposerò? Mi sentirò sola? Ce la farò fino a domani mattina? O ancora riuscirò ad alzarmi senza inciampare? Avrò latte?
E quando arrivano le ore centrali della notte questi interrogativi prendono corpo: la mancanza di sonno, i pianti, i silenzi talvolta i momentanei rancori per chi condivide con noi l’esperienza della genitorialità che non sembra rispondere adeguatamente ai nostri bisogni relazionali e pratici. Tutto questo ha la meglio su di noi.
Come counselor e antropologa vorrei proporvi alcune immagini per stimolare una riflessione sull’argomento. Un celebre aforisma attribuito a Goethe recita “L’audacia ha in sé genio, potere e magia” e su quest’onda energetica cerchiamo di spronarci ad un altro, forse nuovo, punto di vista sulla notte.
Intanto chiariamo di cosa ci stiamo occupando. Cosa è per noi la notte? Spesso se parla come di uno spazio temporale tra due giorni, o come di un lungo momento in cui ciò che si dovrebbe fare è “solo” riposare, sognare (ma possibilmente non fare incubi) o dedicarsi alle cose che durante il giorno non siamo riusciti a fare. Se siamo ancora una volta audaci, di notte si fa l’amore!
Questa visione, che molti condividono, contribuisce in modo sostanziale ad aggravare la situazione nel momento in cui interviene il nostro piccolo o i nostri piccoli a toglierci il sonno. Così pensando, infatti, non concediamo alla notte di essere ciò che è, cioè essere diversa dal giorno.
Le domande che ho anticipato sopra dimostrano che nei suoi confronti ci rivolgiamo con il linguaggio che è appropriato per rivolgerci al “giorno”: in esse l’Io, la forza giorno personalizzata e personalizzante, si interroga spaventata e spaesata su che fine farà nel momento in cui prevarrà la forza notte, dominata da un’energia profondamente differente…ed ha paura!
Cosa succede se ci rivolgiamo alla notte per conoscerla?
Potremmo per esempio scoprire che Nyx, una personificazione greca primordiale e divina della notte, apre la strada, nel buio e nel silenzio, a intuizioni e sollecitazioni. Potremmo scoprire che preoccupazioni, autocritica, angoscia, rimorso, paura nell’antica cultura mediterranea erano tutti figli suoi. Ma lo erano anche sogno e tenerezza!
Nella nostra cultura quindi essa è anche introspezione, è percezione sottile di ciò che accade al nostro corpo e ai nostri pensieri.
Il fatto di essere attaccati da tante paure proprio di notte non è casuale e non è dovuto solo al fatto di essere stanche o neo mamme. Il celebre psicoterapeuta junghiano James Hillman suggerisce che confrontarsi con queste numerose figure notturne sembra essere un passaggio esistenziale che rende più profondo e aperto il carattere in chi lo sperimenta.
Quanti hanno quest’occasione?
Pochi poiché i più di notte si dedicano ad attività diurne come il lavoro! Una mamma ha l’occasione di praticare la veglia per dedicarsi al proprio figlio ma nei tempi insonni ha l’opportunità di fortificare il proprio carattere e affrontare i propri demoni.
Generalmente prima che una donna diventi mamma e che debba quindi affrontare i suoi amorevoli doveri di accudimento notturno la notte difficilmente viene letta come momento di introspezione e crescita e, quindi, quando il nostro piccolo ci sottoporne alla tortura della deprivazione del sonno ci troviamo catapultati nelle sue tenebre e talvolta ci troviamo perse.
E qui chiamerei in aiuto un’immagine proveniente dal mondo culturale cinese dove possiamo trovare una lettura della fase notturna interessante: il cuore della notte è Yin, femminile, e rappresenta l’energia profonda del nord, colorata di nero; rappresentata dall’acqua è una forza abissale che può portare via (il senso di non avere controllo su quanto accade) ed è illuminata da una luce lunare, anch’essa femminile.
Il buio è quindi rischiarato da una fredda ma luminosa luce.
La luna, la notte, entrambe attribuibili al femminile possono divenire nostre alleate nell’indicarci la via da percorrere per cogliere l’occasione di metterci in continuità con un femminile atavico, un Materno spersonalizzato, caratterizzato dalle qualità dell’accoglienza, della disponibilità,della capacità di adattamento, della flessibilità e della forza di volontà.
Questa energia Yin dominante chiede di coltivare l’attitudine a nutrire ciò che è venuto al mondo non in quanto figlio proprio bensì in quanto vita. È un po’ come se ci venisse suggerito che In una situazione difficile come quella di essere genitori di notte non è più, o non solo, mamma Federica, Francesca, Simona ecc., ad essere chiamata all’azione dalle preoccupazioni per il neonato di casa. Quelle madri sono chiamate a sperimentare la forza del materno che nutre e che si cura delle nuove generazioni.
Chiaramente in questa veste l’Io (mamma Federica ecc) che è stanco, che è arrabbiato che deve andare al lavoro, non dovrebbe trovare spazio per esprimersi fino alle prime luci dell’alba, quando la forza giorno vince le tenebre e si impone con il pensiero logico.
Purtroppo invece, lo trova eccome lo spazio!!!
Insinuandosi prepotentemente nei nostri pensieri che continuano a portarci al passato e al futuro senza lasciare che sia il presente a essere vissuto pienamente e senza remore.
Il risultato? Non viviamo la notte se non in funzione del giorno che verrà, perdendoci questa occasione di crescita, faticosa ma ricchissima.
Cosa possiamo fare per centrarci su queste immagini e connetterci a questa energia/forza con la curiosità di conoscerla?
Innanzitutto abbiamo bisogno di essere COMODE.
Se allatto e sono scomoda (sia da seduta che da sdraiata), se cerco di addormentarmi ma sto sul bordo del letto quasi pronta a tirare una sederata a terra pur di non spostare il piccolo che dorme nel lettone, ho bisogno di avere la forza di trovare il mio spazio e la mia posizione di comodità.
Il materno ha bisogno di essere stabile anche dal punto di vista fisico.
Quindi farsi forza e fare in modo di trovarsi in posizioni comode per affrontare la lunga notte.
Secondariamente potrebbe essere d’aiuto, quando i pensieri divengono dei turbini, concentrarci sulla nostra
RESPIRAZIONE non facendo nulla di particolare se non rilassarci e stare nel momento in cui siamo, insieme al piccolo di cui ci stiamo prendendo cura non attaccandoci a ciò che e stato ieri o ciò che sarà domani.
Banale? Facile? Impossibile?
La notte e i suoi figli donano un senso alle domande che ci facciamo, la luna offre una luce che ci da speranza e sostegno.
Il giorno arriverà, la notte non esiste se non in relazione ad esso, ma se conoscendo la notte impariamo a guardarla senza pregiudizi, nutrendo per lei reverenza, come per una maestra potrebbe anche succedere che improvvisamente ci troveremo ad attenderla curiosi per vedere quale parte di noi ci mostrerà proprio quella notte e per svolgere un grandioso compito di sostegno alla via della vita.
scritto da Federica Micucci